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I conflitti in giro per il mondo.



Spesso noi occidentali siamo talmente concentrati sulla nostra vita quotidiana, sui nostri problemi e sulla nostra situazione politica, che non ci rendiamo conto (o lo facciamo solo marginalmente e senza particolare voglia di approfondire grazie ai telegiornali o ai giornali) che ci sono zone del mondo nelle quali si combattono veri e propri conflitti armati, che condannano alla morte o alla miseria un numero esponenziale di famiglie (che spesso per fuggire dalla guerra e dalla miseria viaggiano verso l’Occidente) portando i rispettivi paesi alla povertà perpetua e alla sottomissione economica verso altri paesi.

I conflitti di oggi principalmente si concentrano in Africa, vista l’instabilità del continente. Instabilità dovuta principalmente alla rottura dei rapporti precoloniali interafricani per opera della colonizzazione europea, che ha portato il continente ad uno stato di povertà assieme ad altre ragioni che elencherò in seguito.

Infatti la colonizzazione, essendo frutto dell’avidità europea, oltre che frutto delle ragioni economiche che vedevano e vedono nell’Africa un enorme contenitore di risorse, ignorò totalmente i diritti umani della popolazione locale, il preservare i gruppi etnici uniti e il preservare le risorse del continente che avrebbero garantito all’Africa un futuro prospero.

Sfortunatamente con la decolonizzazione (non solo in Africa ma anche in moltissimi altri posti nel mondo che avevano subito la colonizzazione) le caratteristiche tipiche del periodo coloniale non cambiarono così garantendo la continuità della dominazione dei paesi ricchi in carattere economico (per elencare un esempio attuale la Cina sta attuando enormi investimenti sul continente, potremmo vedere in futuro una dottrina Monroe applicata dalla potenza sul continente) grazie all’aiuto della corrotta classe dirigente. Inoltre i confini rimasero gli stessi del periodo coloniale, continuando a non garantire la distribuzione etnica del continente.

Tutte queste cause unite all’emergere dei fondamentalismi religiosi (principalmente islamici) e all’emergere di governi autoritari hanno portano un enorme densità di conflitti (guerre civili, confitti legati al controllo di aree ricche di risorse, conflitti religiosi, etc...).

Un’altra zona molto instabile è il Medio Oriente: infatti dalla caduta dell’Impero Ottomano, per colpa delle scellerate decisioni europee, delle enormi risorse petrolifere, delle differenti etnie e religioni e delle antiche rivalità dovute a conflitti di natura storica la zona si è sempre più destabilizzata, soprattutto dopo l’abbandono da parte dei colonizzatori di quei territori.

Gli eventi che attualmente alimentano di più la tensione sono: la guerra fredda tra Arabia Saudita e Iran, la questione palestinese, le tensioni legate alla questione curda, la guerra civile siriana, lo sviluppo di vari gruppi estremisti nella regione, la situazione libanese e, se li consideriamo parte del Medio Oriente, la guerra civile libica e la guerra in Afganistan tra fondamentalisti e governo (con sostegno NATO).

Anche i paesi dell’ex-URSS sono molto instabili vista la differenziazione etnica e al costante tentativo della Federazione Russa di imporre di nuovo la sua egemonia sulla zona; alcuni dei conflitti più eclatanti sono: il conflitto in Ucraina tra il governo e le repubbliche popolari di Lugansk e Doneck che in futuro vorrebbero essere parte integrante della Federazione Russa come la Crimea, il conflitto tra Armenia e Azerbaijan per la regione a maggioranza armena del Nagorno Karabakh e le controversie territoriali tra Russia e Georgia in Abkhazia e Ossezia del sud.

Grazie alla guerra fredda combattuta tra Cina e USA, alle controversie di carattere di legittimazione tra le due Cine e le due Coree, alle tensioni tra Cina e India, allo sviluppo dell’atomica da parte della Repubblica Popolare di Corea, la rivalità tra India e Pakistan etc... anche la zona comprendente l’Emisfero più orientale dell’Asia è una zona nel quale ci sono molte tensioni, ma fortunatamente nessun conflitto armato.

Come già detto e ripetuto più volte i conflitti non si generano per caso ma per le antiche rivalità storiche, per le differenti religioni, per motivi ideologici, per l’ascesa di regimi autoritari, per la mal distribuzione etnica di un popolo, per la debolezza dell’autorità centrale ma soprattutto per gli interessi economici di potenze straniere che usano queste zone per una partita a scacchi globale. In questa partita i singoli conflitti sono solo dei pedoni e le persone non contano più di un granello di sabbia.

Forse l’unico modo per far finire i conflitti è quello di lasciare questi paesi a loro stessi senza intervenire nelle loro dispute, senza usarli come pedoni in una partita a scacchi, senza usarli come una miniera di risorse o un mezzo di lucro; per raggiungere questo fine potrebbe aiutare una nuova conferenza di Berlino, che riscriva i confini del mondo (soprattutto di queste zone) secondo le etnie e la situazione storica di un’area, e la fine di ogni forma di nazionalismo inutile e il ritorno a un sano principio di nazionalità.

Riccardo Lauretta I A




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