Un secondo eterno: la storia di Essandoh e del televideo
- Federico Roberti
- 31 mar 2020
- Tempo di lettura: 5 min
Ci sono vite che non vengono ricordate. Non perché siano meno degne delle altre, ma semplicemente perché la loro impronta non è stata abbastanza marcata da lasciare un segno nell'illimitato deserto della vita. Tante anime si sono perdute, sbiadite, evaporate al contatto con la storia, troppo pesante per la loro umile mole. Ma ce ne sono altre che aleggiano in uno stato di mezzo. Ci sono esistenze che non vengono ricordate se non per un evento, un singolo dettaglio che ha trasformato l'anonimato in eternità.
E spesso ciò che si manifesta davanti ai nostri occhi non è altro che il prodotto finale di innumerevoli scontri. Una sorta di movimento dialettico triadico di hegeliana memoria, con lo scontro tra tesi e antitesi che dà sempre vita alla sintesi: lo spirito, l'assoluto. E quando l'assoluto si è manifestato sulla testa di Roy Essandoh il 10 marzo 2001, quello che è stato l'unico secondo di notorietà della sua vita è diventato sempiterno. Un gesto limitato, insignificante se paragonato alla vita umana e alla storia dell'uomo, ma la cui impronta non svanirà mai. Un colpo di testa in grado di cambiare una vita.
GIRAMONDO
La storia di Roy Essandoh non inizia il giorno della sua nascita, ovvero il 17 febbraio 1976. Bensì nel 1973, data in cui viene inventato il Ceefax, il primo servizio televideo esistente al mondo. Una rivoluzione tecnologica sensazionale per l'epoca, che se paragonata all'attualità sembra di parlare di strumenti rudimentali che sono appartenuti a un'altra era geologica. Ora: come può intersecarsi la vita di un giocatore di calcio con la nascita del televideo?
La motivazione non è immediata, ma va ricercata nell'intera evoluzione della vita di Essandoh. Nasce a Belfast, capitale dell'Irlanda del Nord famosa nel mondo del calcio per aver dato la luce al "quinto Beatle": George Best, uno dei giocatori più forti e tormentati della storia del calcio. Dopo soli 7 mesi irlandesi, Roy si sposta assieme alla famiglia per tornare nel paese natale dei genitori, ovvero il Ghana, ove rimarrà sino agli 8 anni. La sua passione per il calcio lo porta a farne una ragione di vita, tanto che una volta tornato in Irlanda del Nord inizia a fare sul serio. Ma la sua storia è all'apparenza quella stereotipata del giocatore che non ce la fa, in particolar modo dell'attaccante che non sfonda: si impegna tanto, gioca molto con la squadra e collabora alla manovra, ma non rende.
Gira, gira e ancora gira senza trovare una fissa dimora, un campo da calcio ove mostrare le sue capacità espresse al massimo potenziale. Inizia nel Motherwell, in Scozia; poi cambia squadra ma non nazione con l'East Fife. In Austria, con il St. Pölten le cose non vanno così bene, tanto che si ritrova a giocare al JJK Jyväskylä, club di seconda divisione finlandese in cui riesce a far vedere qualche scintilla calcistica interessante. Non è una sorpresa perciò se l'anno dopo va al VPS di Vaasa, in Veikkausliiga - massima serie in Finlandia. Ma la sfortuna lo crocifigge, perché nel 2000 il VPS fallisce a causa di problemi finanziari e lui è costretto a lasciare la terra che lo stava formando. Il ritorno nel Regno Unito è traumatico: fallisce il provino con il Rushden & Diamonds e nel 2001, a 25 anni, si ritrova svincolato.

IL WYCOMBE WANDERES E IL TELEVIDEO
Nel frattempo, nel Wycombe Wanderers le cose si stavano mettendo male. Il Wycombe è un club inglese, che nel 2001 fluttuava in League 2, ovvero la terza serie. Quella che all'apparenza era una squadra senza una storia degna da raccontare, in realtà in quell'annata stava scrivendo una favola chiamata FA Cup. Quest'ultima è la più longeva competizione al mondo, creata addirittura nel 1871, ed è contenitore da sempre di storie incredibili. E quella che ha unito il Wycombe con Essandoh è certamente una di queste.
I Chairboys - soprannome dei Wanderers dovuti al fatto che quando la squadra nacque venivano prodotte 5.000 sedie al giorno - erano incredibilmente giunti ai quarti di finale della Coppa d'Inghilterra. Solo che alla vigilia del proibitivo match contro il Leicester, non c'erano più attaccanti a disposizione: 3 erano infortunati e uno era stato richiamato dal Chelsea. Cosa fare, perciò?
Lawrie Sanchez, manager del Wycombe, ha un'idea: scrivere un comunicato sul sito della società nel quale si cercavano attaccanti integri e svincolati da assoldare. La storia, tutt'altro che banale, saltò agli occhi di un giornalista, che così rigirò sul televideo l'appello disperato del club: è esattamente in questo momento che le rette della vita di Essandoh e del Ceefax si uniscono.

LEICESTER CITY
Casualità volle che tale annuncio capitò tra le grinfie dell'agente di Essandoh, che propose immediatamente il suo assistito a Sanchez e al suo Wycombe. Il provino sostenuto dal nordirlandese fu valutato in maniera opaca, che in una situazione normale sarebbe voluto dire fallimento, ma nel buio totale del Wycombe illuminò a sufficienza. Era deciso, perciò: ai quarti di finale di FA Cup in squadra ci sarebbe stato anche Essandoh. Il contratto era solo di due settimane. Di certo poco, ma abbastanza per vivere il sogno di giocare contro una squadra di Premier League.
Vietato pensare a quel Leicester City come le splendide Foxes del miracolo Ranieri o quelle di quest'anno che volano in terza posizione in Premier. C'è da dire però, che seppur di modesto calibro, il Leicester era una delle squadre più stabili nella massima competizione inglese. Per cui, anche solo immaginare un passaggio del turno in semifinale, era pura follia. Che poi forse è stato proprio l'ingrediente che ha trasformato l'utopia in concretezza.
Allo stadio Filbert Street del Leicester, il 10 marzo 2001, tutto era pronto per la partita. Ma nessuno era pronto a passare in svantaggio, così quando il capitano del Wycombe segna di testa al 50', il freddo inglese diventa gelo artico. Un momento catartico. Ma la bella storia della compagine di Sanchez appare terminare 17 minuti più tardi, quando la bandiera del Leicester Muzzy Izzet riporta in parità il risultato. Il clima è così teso che il manager dei Chairboys si fa espellere dopo che non era stato concesso un rigore ai suoi di dimensioni megalitiche. Con i supplementari che già bussavano alle porte, la sconfitta sembrava l'unico esito plausibile. Ma in scena doveva ancora entrare il protagonista della nostra storia: Roy Essandoh.

"REMEMBER THE NAME: ROY ESSANDOH"
Non c'è sempre una logica che porta le cose a prendere una deriva piuttosto che un'altra. A volte semplicemente accadono, come se dipinte da una mano divina dalle retrovie. E così al minuto 78 esce Clegg, unica punta del Wycombe ormai sfiancato dalla partita intensa, ed entra Roy, inconsapevole che non sarebbe più uscito dalla storia.
E così senza motivo apparente, al 90°, una cross e una sponda diventano gli ingredienti per rendere indimenticabile un attimo camuffato da eternità. La palla in mezzo; il duello aereo vinto da un compagno di squadra; infine la testa di Essandoh. In quel momento tutto è cambiato. Lui non era più l'improbabile attaccante di 25 anni svincolato che era stato reclutato dal televideo, ma un eroe senza tempo, senza età né confini. Un regalo divino venuto a portare la gloria in una squadra semisconosciuta, che da quel gol in poi è rimasta negli annali della storia del calcio inglese.
E' bastato un secondo per cambiare tutto. Ne è bastato un altro per non far cambiare niente. Perché dopo il gol e la gloria è arrivata la sconfitta del Wycombe in semifinale contro il Liverpool. Delle altre 12 partite giocate da lui con i Chairboys non ci sarà neanche un gol all'attivo, ed Essandoh tornerà a girovagare per tutta l'Inghilterra senza stabilità.
Ma c'è stato un secondo in cui ogni cosa era esattamente dove doveva essere. Tutto combaciava in una geometria dai lineamenti paradisiaci che non sarà mai scordata, mentre il telecronista urlava: "Roy Essandoh! L'uomo che ha soltanto un contratto settimanale! Questa è una storia incredibile persino per gli standard della FA Cup! Ricordatevi questo nome". Dopo la partita si sono spente le luci e la vita normale è tornata a scorrere nel suo usuale corso. Ma anche il giorno dopo la testa di Essandoh era rimasta nella storia. Aveva finalmente stampato la sua orma nel deserto della vita.
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