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Società liquida

La società, in senso ampio e generico come appare sul dizionario, è intesa come ogni insieme di individui uniti da rapporti di varia natura e in cui si instaurano forme di cooperazione, collaborazione, divisione dei compiti, che assicurano la sopravvivenza e la riproduzione dell’insieme stesso e dei suoi membri.

Da questa definizione possiamo ben comprendere che la società da sempre, si basa sul concetto stesso di relazione, ma come ci dicono grandi sociologhi, ultimamente il concetto di società erige essenzialmente sull’individualismo ed egoismo.

Uno tra questi è il sociologo Zygmunt Bauman che nel suo libro “Modernità liquida” afferma che con la corrente detta “post-moderno” si afferma una nuova tipologia di società, la società liquida.

È difficile definire il profilo di quest’uomo anche se è considerato principalmente un sociologo, è stato valutato anche come filosofo. Qualcuno lo ha definito addirittura “l’anatomista della società contemporanea”.

La società liquida è fondata essenzialmente sull’affermazione della propria persona, dei propri successi personali, del possesso dei beni materiali e sulla sopraffazione reciproca, secondo il celebre sociologo.

A parere di Bauman con l’elaborazione del concetto di modernità vi è stata una crisi del concetto di comunità, di relazione facendo emergere così un soggettivismo sfrenato dove tutti siamo antagonisti dell’altro, dove nessuno è più il punto di riferimento del prossimo facendo crollare le basi stesse della società e perdendo definitivamente la certezza del diritto, facendo affiorare la crisi di ideologie e di valori che permettevano al singolo di farlo sentire parte di qualcosa che interpretava le sue necessità.

Dopo intensi studi di questioni di filosofia politica e di sociologia generale, da diversi anni Bauman nella sua tesi e nella sua opera vuole far riflettere ogni identità nella società liquida, nella cultura della fretta e dell’adesso dove il senso di insoddisfazione e di incertezza mettono in crisi aspirazioni, le potenzialità di costruirsi come persone, di formare soggetti capaci di pensare, di aderire a principi e obiettivi di autoregolazione e soddisfazione.

L’uomo con questo nuovo tipo di società non riesce mai a raggiungere un equilibrio emotivo, ma sempre effimero.

L'unica soluzione per l’individuo, perso e confuso in questa società,è apparire a tutti i costi, apparire come valore. Dunque, il consumismo è una delle conseguenze di questa società liquida.


“Il senso di insoddisfazione ed incertezza permanente, porta ad un ritmo e ad uno scenario di vita consumistico e competitivo, dove per occupare la scena bisogna cacciare via gli altri” - queste sono le parole di Bauman.


Bauman quindi descrive la società post-moderna liquida e consumistica, dove per consumismo non si intende il possesso di oggetti di desiderio in cui appagarsi, ma semplicemente oggetti obsoleti noti per un breve tratto di tempo, portando l’uomo a passare da un consumo all’altro, introducendolo così in una sorta di circolo vizioso senza alcun scopo.

Pensiamo ai telefonini. Il nuovo iphone ci da poco rispetto al vecchio, poca memoria, pochi pixel, ma il vecchio iphone anche se funzionante va rottamato per partecipare a “quest’orgia del desiderio” come la definisce Zygmunt.


Un appunto curioso e perverso del sociologo in questione, è che per far conoscere il suo pensiero anticonsumista propone una serie di libri che si susseguono a breve distanza di tempo spingendo così i lettori ad acquistarli tutti fino all’ultimo, facendo cadere l’uomo nella trappola del consumismo.

Probabilmente Bauman ci vuole mettere alla prova.


Bauman, in effetti, nel suo libro “Consumo, dunque sono” ci invita a prendere atto della società consumistica in cui viviamo; una società fatta di velocità, eccesso e scarto, nella quale siamo penamente travolti.

Siamo travolti dal valore economico e non da quello morale, dalla fugacità del tempo e non dalla permanenza, dalla continua ricerca del nuovo che immediatamente stufa non lasciando nessun segno nella storia del mondo.

Un concetto che sembra apparire già molto prima rispetto alle opere dell’anziano studioso Bauman, e che un noto artista, Andy Warhol fece emergere già ai suoi tempi:

“Nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti”. – Andy Warhol

Per concludere, siamo tutti consapevoli che tutto va troppo veloce, che le mode corrono e che i prodotti artistici non riescono a godersi un istante di eternità o di stabile notorietà. Ma noi? Noi siamo sopraffatti da questa maratona, alla ricerca di uno spazio in cui la nostra identità possa essere ben visibile.

Dovremmo imparare a riconoscere in maniera soggettiva, piuttosto che selezionare. Dovremmo capire che non tutto ciò che è definito arte è realmente arte, che la moda non ci impone la perfezione e che non tutto è cultura.


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