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Taglio dei parlamentari: le ragioni del "no" censurate dall'informazione di regime

Aggiornamento: 1 mag 2020

La data del referendum sul taglio dei parlamentari è stata fissata per il 29 marzo 2020. Il governo ha scelto il primo weekend disponibile per far votare i cittadini su una riforma costituzionale che potrebbe cambiare le sorti della democrazia italiana. Il motivo di questa scelta, se combinato con altri dati come quello dell'informazione pressocché inesistente sul tema e con le motivazioni a favore della riforma, appare evidente: i cittadini non devono poter scegliere. Per scegliere in maniera davvero consapevole bisognerebbe essere informati correttamente, ma questo non è ciò che fanno gli organi di informazione, a partire dal servizio pubblico radio-televisivo della Rai. Una mancata informazione dovuta all'occupazione della Rai da parte dagli stessi partiti che hanno fortemente voluto il taglio dei rappresentanti. La maggioranza dei giornalisti del servizio pubblico non ha scelta: sono succubi del volere dei partiti, delle marionette che, pur consapevoli delle bugie che i politici ripetono dinanzi a loro e ai telespettatori ogni sera, sono inermi, delle amebe incapaci di affermare la verità dei fatti e quindi di smentire quelle menzogne. E le bugie su questa riforma si contano a decine: la più grande è quella del risparmio, stimato intorno allo 0,007% del PIL. "Un caffè all'anno per ogni cittadino!", afferma Maurizio Turco, Segretario del Partito Radicale, dai microfoni di Radio Radicale ogni domenica.

Irene Testa e Maurizio Turco (Partito Radicale), Roberto Giachetti (IV) e Alessio Pascucci (Italia in Comune) denunciano il silenzio della stampa

Ed era stato proprio il Partito Radicale ad avviare la raccolta firme tra i cittadini a inizio ottobre, depositando il quesito referendario in cassazione, i moduli in tutti i comuni italiani e organizzando a Roma e in altre città i tavoli per la raccolta delle firme. Peccato che, mentre i radicali si occupavano di una riforma che sarebbe dovuta entrare in vigore di lì a poche settimane, le televisioni, a reti unificate, pubblicizzavano le manifestazioni delle Sardine, contribuendo a riempire le piazze e "dimenticandosi" che, forse, i cittadini sarebbero stati ben contenti di essere informati anche sulle iniziative in merito al taglio dei loro rappresentanti

Alla fine si andrà al voto referendario grazie a 71 Senatori che hanno firmato per la convocazione del referendum: avrebbero potuto farlo anche un terzo dei deputati, cinque consigli regionali o 500.000 cittadini.

I senatori Cangini (FI), Pagano (FI) e Nannicini (PD) consegnano le 71 firme in Corte di Cassazione

Sulle firme degli italiani ci sarebbe da stendere un velo pietoso: la conta infatti si è fermata a sole 669 firme non perché i cittadini non abbiano voluto firmare, ma perché, essendo male informati dal servizio pubblico (o meglio, non essendo stati affatto informati), non hanno saputo di poterlo fare.

Al 29 marzo mancano poco meno di due mesi, la campagna referendaria è cominciata e i comitati per il "no" sono stati costituiti in tutta Italia, ma nessuno sembra essersene accorto. Queste mobilitazioni non sembrano preoccupare il governo, anzi, il presidente del consiglio ha recentemente affermato: "Il referendum non mi preoccupa. Siamo fiduciosi che ci sia un ampio schieramento dei cittadini a favore di questa riforma.", se questo è il livello di informazione è ovvio che Conte non abbia motivi per preoccuparsi. Mancano i dibattiti televisivi e la leggerezza con la quale i giornalisti affermano l'inutilità del referendum è sconcertante, perché se l'esito sarà quello da loro preconizzato è proprio perché i cittadini a causa loro avranno potuto conoscere solo le motivazioni favorevoli al taglio.

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