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Sterminio per fame e sete: l'olocausto del nostro tempo.

Aggiornamento: 1 mag 2020

Questa è una premessa e voglio sia chiara oggi e per sempre, fin quando avrò la voglia, il tempo e le energie, per portare avanti il progetto del "giornale del Russell" insieme agli altri ragazzi della redazione. Cedo sia dovuta a chi non mi conosce o mi conosce poco, a queste persone voglio dire che io, sì, scrivo come studentessa del Russell, ma anche come militante del Partito Radicale. Con questo voglio dire che per me sarebbe impossibile essere imparziale: non esistono due Leda Colamartino, quella che frequenta il Russell e quella che si occupa di politica, Leda Colamartino è una persona unica. Lo dico perché ogni volta che pubblico un articolo i richiami alla storia del Partito Radicale potrebbero essere tantissimi, eppure cerco sempre di contenerli perché non voglio che i miei sembrino articoli di propaganda. Mi rendo conto che oggi i ragazzi sono facilmente influenzabili e non voglio essere io a farlo. Probabilmente se avessimo deciso di mettere su un giornalino negli anni Sessanta, Settanta, Ottanta, non ci avrei pensato minimamente a scrivere o meno un articolo di opinione o dove citavo anche solo un partito, oggi non può più essere così. Non posso, però, non occuparmi di quelle questioni che io ritengo dovrebbero essere fondamentali e all'ordine del giorno, e delle quali solo i radicali nel tempo si sono occupati. Sentirei di auto-censurarmi facendolo. In questo articolo in particolare i riferimenti alle lotte degli anni Ottanta, Novanta e che tutt'oggi portiamo avanti, saranno molteplici. Posso farvi quindi una promessa che manterrò: riconoscerò sempre i meriti a tutti quelli che credo li abbiano, anche al Partito Radicale, senza dovermi giustificare.



“Occorre subito scegliere, agire, creare, vivere, fare vivere”, si concludeva così il Manifesto-appello contro lo sterminio per fame nel mondo sottoscritto da 113 premi Nobel e divulgato il 24 giugno del 1981 nelle maggiori capitali. Fu il Partito Radicale a fare della lotta contro lo sterminio per fame e sete nel mondo la sua principale battaglia negli anni Ottanta e Novanta. L'obiettivo di Marco Pannella e dei suoi compagni non era semplicemente sfamare e dissetare quei milioni di persone che morivano ogni anno nell'Africa Subsahriana, non era, quindi, loro intenzione lottare semplicemente per la sopravvivenza del popolo africano, ma per la loro vita; restituirli allo sviluppo era l'obiettivo. Ciò significava esigere subito l’attuazione della risoluzione 2626 approvata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite il 24 ottobre 1970, che vincolava i governi dei paesi industrializzati a versare almeno lo 0,7% del Prodotto Nazionale Lordo, come aiuto pubblico allo sviluppo.

Pannella era riuscito a scorgere ciò che sarebbe avvenuto nel mondo: enormi masse di persone che si sarebbero spostate incontrollatamente a causa della fame e della sete, tutto questo secondo lui sarebbe avvenuto causa di un disordine economico mondiale. Ci siamo, sta succedendo. Ma quante volta abbiamo sentito dire che l'Africa è un pozzo di risorse? Io l'ho sentito centinaia di volte. Eppure non ci chiediamo mai come sia possibile che è l'Africa stessa il continente con più morti per malnutrizione al mondo. Non ce lo chiediamo mai, ma è nostra la responsabilità di tutto ciò. Siamo stati noi europei a colonizzare il continente africano per secoli. Oggi, nel momento in cui l'Europa è in declino, l'Africa non è certamente più libera, anzi, c'è la Cina. E se l'Europa "semplicemente" colonizzava l'Africa portando via tutto ciò di cui aveva bisogno, anche a costo di far morire gli africani, la Cina ha trovato una tecnica per colonizzare cento volte più efficace. I paesi africani contraggono, infatti, con i cinesi debiti altissimi non essendo in grado di ripagarli si legano alla Cina per sempre, che poi si arroga il diritto di accaparrarsi le terre e la costruzione di infrastrutture in tutto il continente.

La lotta contro lo sterminio per fame non è ancora finita perché solo l'estate scorsa cinque agenzie dell'ONU hanno annunciato che i morti causati dall'olocausto dei nostri giorni stanno nuovamente aumentando, dopo decenni di decrescita. La questione della fame nel mondo non è una questione etica, né morale, ma puramente politica. E' dove si ha fame che scoppiano i conflitti, dove si ha sete la gente diventa rabbiosa e non è più capace di contenere i propri bisogni e i propri disagi. In questo contesto, poi, ci sono sempre più persone condannate a una sopravvivenza perpetua. 738 milioni di persone al mondo vivono con meno di 1,90 dollari al giorno, mentre un quarto della popolazione mondiale vive con meno di 3,20 dollari al giorno, un quarto della popolazione mondiale sono quasi due miliardi di persone. L'unico modo per porre fine a questo olocausto moderno, che continua a mietere vittime, è concludere imponenti accordi di cooperazione tra Europa e Africa.






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