Se chiudi gli occhi cosa vedi?
- Floriana Moroni
- 29 feb 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Prova a chiudere gli occhi ed immaginare una penna, cerca di visualizzarne tutti i dettagli che puoi. Di che colore è? Di che materiale è fatta? Appartiene ad un marchio in particolare? Dove si trova: fluttua nell’aria, la stai tenendo in mano o è appoggiata sul tuo banco di scuola? E’ illuminata dalla luce del giorno o da una luce artificiale?
Quanti di questi dettagli sei stato in grado di vedere nella tua mente e quanto realistici ti sono sembrati? Nel caso la tua risposta sia un sì parziale o un no completo, ti invito a continuare a leggere questo articolo e scoprire come mai non siamo tutti capaci di visualizzare delle immagini.
L’afantasia è un deficit neurologico a causa del quale chi ne è affetto non riesce a ricreare, ad occhi chiusi o tantomeno aperti, immagini, sapori, suoni, odori o altre esperienze sensoriali nella propria testa. Il primo a descrivere il fenomeno fu Francis Galton nel 1880 e per anni nessun’altro decise di approfondire, fino al 2005 grazie agli studi del professor Adam Zeman dell’università di Exeter. Come spiegato poco fa, l’afantasia non coinvolge solo il nostro Occhio della mente, ma anche gli altri sensi.
Se non sei riuscito a visualizzare la penna ora prova con quest’altro esperimento. Prova a sentire questa frase nella tua testa “Cos’è l’afantasia?”. Sei riuscito a sentire qualcosa nella tua mente o hai dovuto dirlo ad alta voce? Nel caso sia riuscito a sentire una vocina in testa, ti chiedo: a chi apparteneva quella voce? L’hai riconosciuta come tua o ti è sembrato di sentire qualcun altro parlare, forse un narratore onnisciente? Ora prova ad urlarlo. Hai percepito una variazione di volume? La risposta universale sarà no, non è possibile infatti poter alzare o abbassare il volume di ciò che sente la nostra mente perché effettivamente non stiamo sentendo nulla. Nonostante ciò, è stato riscontrato che quando si attiva questa funzione del nostro cervello, chiamata monologo interiore, si attiva anche quella parte di esso che ci permette di riprodurre i suoni quando li sentiamo. Non tutti però sono capaci di avere un monologo interiore. Ciò significa nella maggior parte dei casi che per esprimere un pensiero, lo si deve dire ad alta voce. La caratteristica principale di chi non ha un discorso interiore è che riesce a compensare attraverso altri tipi di pensiero e prediligono visualizzare i concetti o pensare ad azioni che per loro già esistono.
Abbiamo tutti un pacchetto di immagini immagazzinate che derivano da esperienze reali. Queste solitamente vengono sbobinate automaticamente nella fase RM del sonno. Quando sogniamo infatti, il nostro cervello non si sta inventando nulla di nuovo. Il suo lavoro è quello di mettere insieme i pezzi delle informazioni ricavate dall’ambiente esterno durante la giornata e riproporcele nel sonno per meglio elaborarle. Questa funzione è presente sempre ed in ogni essere umano, la differenza sostanziale sta nell’accorgersene o meno. Alcuni sono anche in grado di manipolare i propri sogni, un tipo di meccanismo parente al pensiero ad immagini. Il problema di chi è affetto da afantasia è proprio quello di non riuscire a creare nulla di nuovo e di dover per forza attingere a fonti esterne. Allora come si può essere creativi ed innovativi se il proprio mondo interiore sembra essere completamente cieco? A questo proposito consiglio la visione di questo video.
L’afantasia è una condizione piena di variabili alle quale ancora non si è stati in grado di dare una spiegazione uniforme e forse mai sarà possibile farlo. Per capire le forme di pensiero di un individuo bisogna saper capire l’individuo stesso. Per quanto riguarda una possibile cura, allego un articolo al riguardo qui sotto (che purtroppo è in inglese).
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