Scontro Ibra-LeBron: sport e politica
- Luca Borgogno
- 1 mar 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 8 mar 2021
Non serve essere degli appassionati sportivi per conoscere Zlatan Ibrahimovic e LeBron James. Da una parte il miglior calciatore della Svezia almeno dell’ultimo ventennio, dall’altra uno dei veri e propri miti della pallacanestro. Due grandi campioni per due personalità forti, a volte forse anche troppo.
E così ne è scaturito un botta e risposta a distanza tra i due, anche se le vicende fanno riferimento ad eventi extra-campo. Tutto è partito da una frase dello svedese, dopo alcune dichiarazioni della stella dei Lakers infatti, l’attaccante del Milan si è così espresso: "Non mi piace quando le persone con qualche tipo di 'status' parlano di politica, fai solo quello in cui sei bravo".
Non si è fatta attendere però la replica di LeBron:” Divertenti le sue parole, visto che aveva fatto lo stesso qualche anno fa: non era lui ad aver detto di subire razzismo in campo perché aveva un cognome diverso dagli altri? Non c'è modo che io stia zitto e mi limiti allo sport, la mia voce è potente e voglio lottare contro le ingiustizie”. Il cestista fa riferimento a una dichiarazione di Ibra nel 2018 contro la stampa svedese:“ Se possono scegliere tra difendermi e attaccarmi, mi attaccano. Lo fanno perché mi chiamo Ibrahimovic e non Svensson o Andersson. Se mi chiamassi così, credetemi, mi difenderebbero anche se rapinassi una banca. Questo è razzismo non diretto ma sistematico”.
Infine King James ha puntualizzato: “Sono la persona sbagliata da criticare perché parla di politica, ho una mente educata, mi preparo prima di dire certe cose. Ho i 300 ragazzi della mia scuola di Akron a cui pensare, che vedono ingiustizie ogni giorno”.
Uno “scontro” che però racchiude al suo interno degli spunti e delle scuole di pensiero diverse ma nel contempo interessanti. C’è chi la pensa come Ibra, ossia che uno sportivo dovrebbe limitarsi a spendere parole esclusivamente nel suo campo di competenza, in questo caso quello sportivo, tirandosi fuori da ogni tipo di accenno a delicate questioni come possono essere quelle politiche.
Dal canto suo LeBron vorrebbe invece sfruttare la sua popolarità per influenzare e sensibilizzare l’opinione pubblica, tenendo conto che sono tanti, soprattutto all’interno del mondo giovanile, coloro che lo considerano come un vero e proprio modello di vita. Fin quando si parla di una tematica rilevante come è il razzismo, il ruolo di questi grandi campioni risulta determinante per arrivare a più persone possibile. Pochi dubbi in merito. Quando si fa riferimento solo alla politica però bisogna prestare sicuramente più attenzione, anche se nessuno impedisce a chi è famoso di poter prendere una posizione. In realtà lo sport non sempre si è astenuto dal mondo politico, pensiamo a tutti gli sportivi che si sono espressi anche duramente nelle elezioni americane del 2016 (Lo stesso LeBron, Stephen Curry, Magic Johnson, Mike Tyson),o sulla questione dell’indipendenza della Catalogna (i vari Pique, Guardiola), ma anche guardando in Italia sia il celebre allenatore di pallavolo Julio Velasco che il pallavolista Ivan Zaytsev avevano mostrato il proprio appoggio al candidato e presidente uscente del centrosinistra Stefano Bonaccini durante le elezioni in Emilia-Romagna, andando controcorrente rispetto all’allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovic :"Tifo per Matteo Salvini e spero che possa vincere in Emilia-Romagna con Lucia Borgonzoni", aveva detto Mihajlovic intervistato da Il Resto del Carlino.
Tante volte si è detto che generalmente gli sportivi non dispongono di un'istruzione adeguata, questo perché l'impegno richiesto per ritagliarsi una carriera sportiva porta a trascurare lo studio per incentrarsi sullo dispendio di energia fisiche e mentali che tale percorso richiede. Nonostante ciò possiamo constatare che gli sportivi sono ben consapevoli dell’importanza che le loro parole possono avere sull’opinione pubblica. E se da una parte è necessario unirsi tutti nella battaglia contro il razzismo e ogni altro tipo di discriminazione, dall’altra ogni altro tipo di “strumentalizzazione” va ben dosata. Le parole pesano. E questo va ricordato sempre.
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