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Quanti soldi attorno ad un pallone?

Che vi sia un vertiginoso giro d'affari celato al di là del puro gioco, questo è noto ai più. D'altronde, in epoca moderna, fa parte della natura intrinseca del calcio parlare di prestiti, riscatti o contratti a titolo definitivo. Parlare di soldi, insomma, è divenuta consuetudine. Eppure non è sempre stato così. Basti pensare che nel 1925 la FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio) affermava ufficialmente:

"Condanniamo ogni forma di calcio professionistico e, con essa, ogni forma di retribuzione per i giocatori del campionato".

Un'asserzione che, per quanto lodevole negli obbiettivi, appare inevitabilmente anacronistica agli occhi di un lettore odierno. Risulta però curioso denotare che vi è stato un tempo in cui, almeno ufficialmente, il calcio era uno sport depurato dall'influsso del denaro (negativo o positivo che sia). Il calcio, insomma, non era un lavoro. Facile pensare che allora, come oggi, vi fossero degli sporadici strappi alla regola: ad esempio, nel 1883, fece scalpore la notizia di un premio settimanale di appena due scellini (meno di una sterlina ogni due mesi), conferito da Bolton Wanderers ai giocatori del club britannico Stoke City. La Football Association (Federazione calcistica inglese) minacciò in quell'occasione persino la soppressione immediata del club.

Alla luce di quanto detto finora è evidente che il tempo, come è solito fare, abbia modificato radicalmente lo scenario. Il monopolio del mondo calcistico ha fatto lievitare gradualmente le somme di un intero sistema, elevando così lo sport più seguito al mondo al ruolo di vero e proprio settore dell'economia. Per comprendere la portata del fenomeno è sufficiente gettare un'occhiata al valore medio degli stipendi di un comune giocatore: nel campionato Italiano di Serie A, ad esempio, la retribuzione media ammonta a 2.2Ml€ stagionali per giocatori al di sopra dei 23 anni, e a 1.03Ml€ per i giocatori di età inferiore. Tale valore si attesta leggermente inferiore nella lega tedesca Bundesliga (1.88Ml€), mentre sensibilmente superiore per la lega inglese Premier League (circa 3.7Ml€).

Parlando invece dei singoli, i giocatori più pagati secondo France Football sono Lionel Messi, con un ingaggio di circa 131Ml€ annuali lordi (sponsor compresi), seguito da Cristiano Ronaldo (118Ml€) e Neymar Jr (95Ml€). Guardando al solo Messi, al netto di tasse (i cui valori non sono resi pubblici) il suo guadagno annuale oscilla tra 70 e 83Ml di euro. Per riportare queste cifre esorbitanti alla realtà, si stima che il capitano del Barcellona abbia guadagnato nella passata stagione (considerando i bonus conseguiti): -345.000€ al giorno, -14.375€ l'ora, -240€ al minuto,

-4€ al secondo. Si può dire con buona approssimazione, che il caro Leo se la passi discretamente.

A titolo informativo, solo uno sportivo ha guadagnato nel 2020 cifre superiori: si tratta del tennista svizzero Rodger Federer , con un salario, al netto di tasse, di circa 90.2Ml di euro. Questi dati risultano interessanti anche se confrontati con gli stessi degli anni precedenti: nel 2000 lo sportivo più pagato al mondo era Michael Schumacher, con un ingaggio lordo di circa 54Ml€ annuali. Nello stesso periodo, stima La Repubblica, il giocatore di calcio più pagato al mondo era David Beckham, con uno stipendio di 15Ml di euro, seguito da Zinedine Zidane (14Ml). Da ciò si evince che nel tempo gli stipendi dei calciatori professionisti hanno esponenzialmente incrementato il proprio valore; stando così le cose, non sarebbe sbagliato attendersi un'ulteriore, vistosa crescita nei decenni a venire. Tuttavia è bene che la nostra analisi non si limiti unicamente agli ingaggi. Molti altri fattori contribuiscono alla crescita dell'economia calcistica. Un esempio lampante riguarda il così detto "prezzo di mercato", o "cartellino" di un giocatore, ossia la somma stimata che un club deve elargire per acquistarlo. Se gli stipendi risultano all'apparenza investimenti spropositati, i trasferimenti del calciomercato lo sono ancor di più. Anche qui giova affidarsi ai dati: per acquistare l'attaccante brasiliano Neymar dal Barcellona al Paris Saint Germain, il club parigino ha versato nelle casse dei catalani la bellezza di 222Ml€. Cifra equivalente, per fare un confronto, alla spesa necessaria per costruire e mantenere oltre 400 ospedali in Africa. È pur vero che si tratta del trasferimento più ingente della storia. D'altro canto però, considerando che nel 2001 il trasferimento più oneroso era quello del francese Zinedine Zidane (dalla Juventus al Real Madrid per "soli" 77.5Ml €), non è improbabile che tale somma sia ben presto eguagliata e superata.


C'è poi un discorso legato agli sponsor: per tutti i club del mondo essi rappresentano la principale fonte di rendita. Non a caso, nella grande maggioranza delle squadre, il logo dello sponsor sulla maglia è persino più evidente del nome del club stesso. Per esempio, nella scorsa stagione, il Barcellona ha ricavato quasi 160Ml di euro dagli sponsor Rakuten e Nike. Recentemente le società sponsorizzatrici hanno altresì investito negli stadi cittadini (basti pensare all'Allianz Arena di Berlino o all'Ethiad Stadium di Manchester), con introiti da non sottovalutare. La Fly Emirates, in particolare, ha versato nelle casse dell'Arsenal oltre 14.3Ml£, per acquisire i diritti dello stadio londinese (ora noto come Emirates Stadium). Senza dilungarsi ulteriormente, si riporta al lato la tabella delle entrate relative ai 10 maggiori club europei.


In ultima analisi, è rilevante considerare l'impatto del mondo del calcio sull'economia nazionale. Secondo stime di Calcio&Finanza, il 70% delle entrate nazionali sportive sono dovute proprio ai campionati di Serie A e Serie B. I benefici di un sistema calcistico solido fruttano circa 3.5Mld di euro alle casse statali, circa lo 0.19% del PIL nazionale.



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