Recensione "Vampiri" la serie TV di Netflix
- Floriana Moroni
- 3 apr 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Vampiri è la serie TV prodotta da Netflix Francia in risposta alle recenti uscite della medesima piattaforma di streaming V Wars con Ian Somerhalder (attore protagonista di un’altra storica serie TV sui vampiri ossia The Vampire Diaries) e Dracula la mini-serie in collaborazione con la BBC One. La storia è tratta dall’omonimo romanzo di Thierry Jonquet, autore francese di romanzi dell’orrore deceduto nel 2009. La serie è stata ideata da Benjamin Dupas, Isaure Pisani-Ferry e Anne Cirré.
TRAMA: Doina (Oulaya Amamra) è una ragazza di diciassette anni e vive in una casa popolare della periferia di Parigi insieme a suo fratello Andrea (Mounir Amamra, fratello dell’attrice anche nella vita reale) sua madre (Suzanne Clément) e i suoi due fratellastri più grandi Irina e Rad (rispettivamente interpretati da Juliette Cardinski e Pierre Lottin). La sua famiglia nasconde un segreto: sono vampiri. Nell’universo creato dalla penna di Jonquet, i vampiri non sono altro che una mutazione genetica avvenuta cinquecento anni fa che garantì la sopravvivenza a questa nuova specie a seguito di una piaga. Doina e suo fratello Andrea però sono diversi dal resto della famiglia in quanto figli di un padre umano. Questi ultimi sono costretti dalla madre a prendere delle pasticche, create dal padre defunto, che bloccano il processo di mutazione. Quando Doina scopre che il fratello ha nascosto alla famiglia di aver smesso la cura e di non essersi trasformato come invece la madre temeva, anche lei decide di fare lo stesso, ma le cose non andranno come previsto. La situazione si complica quando l’intera famiglia è convocata formalmente dalla Comunità dei vampiri dalla quale Martha (Suzanne Clément) aveva preso le distanze dopo la misteriosa morte del marito.

La storia si distende per sei episodi da 40 minuti ciascuno circa e soffre immancabilmente di un budget limitato, ciò nonostante le riprese e la fotografia sono di buona qualità. Il pregio maggiore della regia è il saper ricreare un’atmosfera lugubre e tetra, tipica del genere horror. La colonna sonora è promossa, musiche calzanti, rispecchiano alla perfezione il fascino sensuale e pericoloso della figura del vampiro e si rivela adeguata al contesto creato.Sono a dir poco imbarazzanti gli effetti audio che accompagnano le scene di quando si nutrono i vampiri, i quali emettono grugniti veramente poco seducenti. Il poco spessore nella scrittura dei personaggi e la loro rappresentazione macchiettistica sono sicuramente dati dal numero di episodi limitati, quindi spero di ricredermi su molte mie osservazioni in caso di un rinnovo per una seconda stagione, perché in fin dei conti questo prodotto Netflix non è da buttare. Mi sono piaciute le interpretazioni della Clément e della Amamra, quest’ultima mi particolarmente colpito in una scena dove il suo personaggio si apre con il suo migliore amico riguardo il suo futuro. Alcune parti della trama mi sono sembrate inutili e forzate (SPOILER: come la relazione tra Elise e Andrea o quella tra Doina e Nacer). Ho particolarmente apprezzato il taglio dato alla figura folkloristica del vampiro che qui prende sembianze più umane e proprio per questo sono molto più terrificanti.
VOTO: 6 politico
Da amante del genere horror e cresciuta a pane e vampiri, mi sarei aspettata qualcosa di più, soprattutto considerando l’abuso ormai nauseante della narrativa sui vampiri che necessiterebbe di una svolta notevole.
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