top of page

L'Universo come fonte di domande

Sin da piccoli sogniamo di viaggiare nello Spazio su di una nave spaziale che si sposta alla velocità della luce, circondati da stelle, sospesi nel vuoto. Sogniamo di poter guardare la Terra da lontano pensando a quanto siano piccole le vite dei suoi abitanti, nulli al confronto con i giganti millenari che abitano al di fuori dell'atmosfera terrestre. Lo studio delle stelle e dei fenomeni celesti ha sempre suscitato un grande interesse nell’Uomo primitivo. Basti pensare che nella Mezzaluna Fertile, le piramidi (ziqqurat) dei Babilonesi, furono chiamate così proprio perché pensate come lo specchio architettonico del Cosmo, divise in sette piani ciascuno rappresentante uno dei sette cieli planetari. E’ proprio a questi popoli, che abitarono la Mesopotamia 8 mila anni prima della nascita di Cristo, che attribuiamo le origini dell’astronomia. I loro studi gettarono le basi per una ricerca che dopo millenni ci lascia ancora pieni di domande e di curiosità, perché di materiale da studiare ce n’è in quantità illimitate.


L’Universo è in costante movimento, nessuno dei componenti di cui è fatto rimane immobile, persino i buchi neri sono densi di materia ed esercitano una forza attrattiva. La materia stessa di cui è fatto l’Universo, che sempre ci è stata descritta come vuota, è in movimento. La sua particolarità è quella di avere una densità non costante e ciò è stato dimostrato da vari studi eseguiti utilizzando le onde elettromagnetiche. Quest’ultime hanno portato all’osservazione dell’effetto delle lenti gravitazionali, ossia le distorsioni della traiettoria della luce dovute alla deformazione dello spazio-tempo per la presenza di oggetti dotati di grande massa, che sembrano essere molto più marcate del dovuto. Quest’anomalia ha portato in molti a pensare che quindi che il Cosmo si trovi all’interno di un modello racchiuso di forma sferica, contrastante con l’ipotesi sviluppatasi a seguito dell’invenzione del telescopio spaziale di Edwin Hubble (1929) secondo la quale esso continuerebbe ad espandersi in tutte le direzioni dopo il Big Bang, seguendo una forma che può essere descritta come quella di un foglio F4. Fu Hubble ad osservare come le galassie abbiano la tendenza ad allontanarsi in modo costante dalla Via Lattea, deducendone che il rapporto tra la velocità di allontanamento e la distanza di una generica galassia è una costante numerica che chiamò con il suo stesso nome.


Un recente studio del fisico teorico Lucas Lombriser afferma che l’Universo sia in realtà avvolto da un’enorme bolla cosmica, che stando al suo modello, racchiuderebbe la Via Lattea e tutte le galassie ad essa adiacenti. Quest’ipotesi fornirebbe una risposta al perché si siano registrate oscillazioni di valori nella densità della materia del Cosmo, ma è discordante da tutte le misurazioni cosmologiche registrate fino ad oggi, che invece suggeriscono un modello piatto e aperto.

Ciò di cui possiamo essere certi è che l’astronomia è uno dei campi scientifici più vasti che ci siano, le domande sono molte e le ricerche che ne conseguono sono altrettante. L’avanzamento nella tecnologia porterà sicuramente in futuro alle risposte che così tanto cerchiamo.

Comments


    ©2020 di Liceo B. Russell.

    bottom of page