"L'Italia prima degli immigrati"
- Giorgia Rinaldi
- 8 feb 2020
- Tempo di lettura: 3 min
"Ma voi,ve lo ricordate quanto era meraviglioso questo paese prima che arrivassero gli immigrati?
Che nostalgia, per quello che ci viene raccontato,si poteva picchiare la propria moglie per "giusta causa", offendere la morale di qualsiasi donna stuprandola,senza questa "menata quotidiana" su chi stupra o delinque di più tra italiani e stranieri.
La mafia riusciva a far sparire centinaia di corpi nell'acido o nel cemento, il tutto con stile e decoro.
Si poteva allegramente inquinare,cementificare,offendere religioni altrui,timbrare cartellini senza lavorare, fingersi invalidi, rompere ogni record per rapine armate, farsi raccomandare e nessuno protestava per quanto si stava bene.. Che nostalgia per quell'Italia."
è così triste che il cittadino medio ogni volta che si parla di immigrazione,sconnette il cervello ed inizia ad esprimere giudizi che definire imbarazzanti è riduttivo.
è così triste la continua equiparazione tra immigrazione e criminalità (ormai presente nei giornali,nei telegiornali o programmi televisivi, e nei cessi pubblici del XXI secolo: i social network).
Nessuno che cerca di andare oltre il pregiudizio, oltre alle frasi fatte. Nessuno che analizza la situazione per come è realmente.
Quando sentiamo che l'Italia è il paese europeo che accoglie più migranti e ci ostiniamo a ripeterlo come giustificazione per chiudere quei porti, dobbiamo saper abbattere la disinformazione, l'ignoranza. Dobbiamo saper creare il nostro pensiero non alleandoci con il pensiero degli altri, con il pensiero sentito da un amico o da un parente, ma informandoci.
Nessuno che analizza la situazione attribuendo le responsabilità ai veri colpevoli.
In Italia, se in ospedale non troviamo il defibrillatore, e una persona a noi cara muore, non è colpa di un extracomunitario, ma probabilmente di Italiani che si definiscono politici e per decenni hanno rubato ogni risorsa, di altri italiani che hanno evaso le tasse, devastando i servizi.
Se in estate facciamo il bagno in acque piene di batteri, se ci mettiamo a nuotare in un mare che fa sempre più schifo, in un lago che prima era meraviglioso e da cui ora usciamo con dermatiti immediate e violente, la colpa non è di un extracomunitario; ma probabilmente è di noi italianissimi responsabili delle navi dei veleni, di livelli di inquinamento sempre più drammatici. Se in Italia non troviamo lavoro, se in gran parte dell'Europa per lavorare basta mandare un curriculum e qui bisogna conoscere "l'amico dell'amico", la colpa non è degli extracomunitari, ma di un sistema che costringe noi giovani a scappare all'estero e non tornare mai più.
E se non siete tra i più capaci, e appena messo piede fuori dall'istituzione scolastica, scoprite che non siete adatti al mercato di nessun paese, la colpa non è di un extracomunitario, ma di chi ha distrutto il nostro sistema scolastico.
Nessuno che cerca di mettersi nei panni delle vittime, perché fare questo significherebbe dare il via ad un ripensamento globale di un sistema indecente da diventarci pazzi, significherebbe mettere in dubbio le basi stesse di un'economia basata sullo sfruttamento del più debole.
Non siamo pronti a metterci in discussione, non siamo pronti a metterci nei panni degli altri solo perché questo problema così "umano", non ci tocca in prima persona.
Perché se quell'immigrato fosse un nostro amico, faremmo di tutto per salvarlo.
Ci getteremmo in mare, riempiremmo questo mare di navi, a milioni come un unico ponte per farlo passare.
Perché se fosse un nostro parente, noi italiani, saremmo così premurosi da gettarci in mare, uccideremmo il pescatore che non ci presta la barca.
Se fosse nostro figlio, odieremmo il mondo, i porti, urleremmo contro a chi tiene quelle navi ferme e lontane,chiamandoli "vigliacchi disumani".
Ma non è un nostro parente, un nostro amico.
Possiamo dormire tranquilli.
Non è mio, non è tuo, non è nostro, o per lo meno non ancora.
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