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L'importanza della fotografia

Aggiornamento: 29 apr 2020

In un mondo fatto di scatti abbiamo personificato, ognuno a modo proprio, l’importanza della fotografia.

In un mondo in cui siamo pronti ad immortalare ogni cosa che ci circonda, spesso perdendone la vera essenza, probabilmente ne abbiamo dimenticato l’importanza.

A volte sembriamo più presi ad imprimere un momento per sempre che a viverlo a pieno, siamo pronti ad immortalare ogni periodo della nostra vita facendolo trasparire diversamente da quello che è stato.

Spesso fissiamo immagini di un mondo differente, creato da noi, in cui vorremmo vivere.

Immortaliamo continuamente, senza sosta, consapevoli che il tempo passa portando tutto con sé e un’immagine immobilizza le cose così come sono, anche quelle che non esistono più.

Forse è questa la vera importanza della fotografia, imprigionare momenti essenziali che ci segnano, che segnano.

La fotografia è un mezzo di comunicazione, anche se dovrebbe rappresentare dei fatti oggettivi, questi sono filtrati dallo sguardo peculiare e individuale del fotografo e reinterpretati dall’osservatore.

La fotografia può aiutare le persone a far comprendere una sensazione, un’emozione, un posto, una storia.

È quello che fa Francisco Boix nel non lontano 1940, un militante comunista imprigionato nel campo di concentramento di Mauthausen, considerato uno dei peggiori lager in assoluto nella storia.

Nato nel 1920 a Barcellona, da ragazzo milita nella Gioventù socialista della Catalogna, viene esiliato in Francia. Quando nel 1940 i nazisti occupano la Francia, il fotografo Boix viene catturato e segregato a Mauthausen.

Francisco è assistente del fotografo nazista del campo, il suo compito è quello di fotografare cadaveri secondo le direttive del suo “capo” che considera le esecuzioni una creazione artistica.

Il militante comunista fa questo lavoro per rimanere in vita ben consapevole di essere complice di un’orribile operazione di propaganda. Superato lo shock, Francisco comprende che le foto possono essere una prova dei crimini nazisti e potrebbero essere usate come arma contro le violenze esercitate in numerose vittime del campo.

Negli ultimi giorni di guerra gli viene ordinato di distruggere le foto del campo di sterminio ma con l’ausilio di altri prigionieri che condividevano gli stessi ideali del comunista, Francisco decide di rubare le foto e nasconderle, a costo della sua stessa vita con l’obbiettivo di farle uscire da Mauthausen.

Lo scopo che si prefigge il fotografo e che è raccontato nel film “Il Fotografo di Mauthausen” presente nella piattaforma Netflix, è quello di raccontare quella triste pagina della storia dell’umanità dal punto di vista dei prigionieri spagnoli.

Il suo obbiettivo è quello di bloccare attimi che sarebbero solamente secondi in mezzo ai secoli, trasformandoli in momenti indimenticabili della storia che verranno ricordati per sempre, perché necessario.

Una memoria storica che commuove quella di Boix; mucchi di cadaveri addossati alle baracche, corpi appesi ad un filo spinato, sucidi nei bagni o sulla recinzione elettrificata, volti scarniti impressi nella sofferenza.








Un apparato fotografico verificatore dell’orrore che fu parte del Processo di Norimberga nel 1946 e che rivelò a tutti i crimini nazisti compiuti sugli internati.

Le sue testimonianze riportano un nuovo sguardo sulla realtà di quel periodo storico di numerosissimi paesi, riportando atti di resistenza e insubordinazione, portando al rigetto e al contrasto di qualsiasi ideologia come principio di verità, invitando a riflettere e a non dimenticare mai più che quando la violenza prende il posto della ragione s’instaura il dominio del terrore.

Una realtà cruda, sofferente, un’intimità sofferta che possiamo guardare con i nostri occhi. Spesso non siamo interessati perché semplicemente non abbiamo vissuto sulla nostra pelle l’incubo dei campi di concentramento, non abbiamo assistito alle torture e non abbiamo sperimentato l’orrore.

Ma la fotografia ci aiuta.

Ci aiuta a vivere momenti che non necessariamente devono essere nostri, ci aiuta a sviluppare sensazioni, a sviluppare l’immaginazione, ad allargare una sensibilità visiva. La fotografia aiuta ad esprimerci quando non siamo in grado di farlo con le parole, aiuta a liberarci da barriere che ostruiscono la nostra vista.

Ma soprattutto ci aiuta a ricordare, a non dimenticare mai.

La fotografia ancora oggi ci aiuta a non cancellare dalla mente di ognuno di noi un pezzo della storia che mai potrà andarsene, e come allora, ci aiuterà a far ricordare il periodo che stiamo vivendo oggi.







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