L’impegno civile della letteratura.
- matteobiancifiori
- 4 mag 2020
- Tempo di lettura: 4 min
La letteratura, da sempre, ha un ruolo molto pronunciato nella società del tempo a cui appartiene. Essendo oggettivazione, espressione di ciò che il genere umano è in grado di produrre, è stata, fin dall’ inizio della storia del pensiero, un veicolo potentissimo di diffusione di idee, che fossero esse riguardanti valori oppure concetti inerenti alla natura umana. Esempio ne è Omero, dove ci fu insieme ad Esiodo con la sua “Teogonia” un’idea di mitopsicologia, ovvero un tentativo di reindirizzare ed identificare il movente dell’agire umano, ponendo come concetto alla base dell’azione l’ira e tentando di “naturalizzare” i sentimenti umani, soprattutto i negativi, attribuendoli prima che all’uomo agli dei.
Allora cosa è un poeta impegnato? Nell’ antica Grecia un uomo prima di tutto doveva essere cittadino, ogni sua azione era politica in senso stretto. Giovanardi, citando il poeta fiorentino Franco Fortini, spiega che la funzione del poeta è quella di “avvelenare i pozzi”. Ora, intendendo il poeta come colui che utilizza le parole, non necessariamente scrivendo, per portare e diffondere una qualsiasi idea, già Socrate ebbe un’importantissima funzione sociale, di poeta civilmente impegnato: quello che al tempo venne definito “corruzione dei giovani” è proprio quel tentativo di instillare nell’ acqua della popolazione un’attitudine a pensare, il veleno, per poter risollevare una comunità assoggettata ad un potere che impediva la libertà di pensiero. Stessa situazione è presente in 1984 di George Orwell, dove molto implicitamente viene definita l’importanza di un intellettuale come portatore di valori per una rivoluzione globale: il personaggio principale in se già porta il seme del dubbio, anche trovandosi in un mondo in cui vi è una vera e propria schiavitù del pensiero. Alla fine del romanzo il protagonista cede a questo distopico mondo, ricongiungendosi con quella passività mentale propria di tutta la popolazione dell’”Oceania”, dimostrando necessaria la presenza di alcuni lumi, idealisti che portino a sviluppare i nostri valori umani, di cui il pensiero ne è la base. Anche Baudelaire condivise questa idea di necessità di un “vate” nella società: “La virtù è artificiale[…], in tutte le epoche ci son voluti dei e profeti per insegnarla all’umanità”. Per tutta la storia sono stati necessari punti di riferimento che servissero come guide di vita: dal poeta latino ricercante i valori perduti del “mos maiorum” a scrittori come Parini, che elogiavano molti dei valori illuministi, come quello dell’uguaglianza tra popolazioni, concetto insito nella mentalità umana ma bisognoso di essere sviluppato in un’intera società e cultura. Nel romanticismo, nonostante la noncuranza sociale della maggior parte dei poeti, ogni letterato, che fosse pensatore o autore teatrale, aveva un ruolo fondamentale, egualmente importante di quello che ebbe Voltaire nel secolo dei lumi: dare una dignità a ciò che proprio in quel periodo stava venendo scoperto ed analizzato in modo più approfondito, ovveroil sentimento. Personaggi come Goethe e Flaubert, o più tardi come D’Annunzio e Wilde ebbero proprio il ruolo di analizzare l’emotività umana, impresa già iniziata da Vittorio Alfieri nel diciassettesimo secolo, con tutto ciò che causa e da cui nasce utilizzando, tra le varie forme fornite dalla letteratura, anche il romanzo, il quale dalla sua nascita ebbe un’importante funzione di critica sociale. Che importanza può avere un’analisi dell’animo umano, anche se non rigorosa come quella freudiana, che stava piantando le sue radici nella scienza in quel tempo, se non quella di far scoprire ad ogni lettore la propria interiorità? Ogni letterato è portatore di una rivoluzione, il romantico lo è di quella interiore: la conoscenza della propria emotività e l’allenamento all’introspezione sono punti cardine di un’esistenza più piena. Esistono sicuramente scrittori più esplicitamente impegnati, che si concentrano su aspetti semimateriali della società, come poteva essere Dickens in Oliver Twist, in cui vi è una critica abbastanza esplicita della medio-alta classe borghese, ma anche occuparsi solamente di estetica è comunque una spinta allo sbocciare di una sensibilità essenziale all’essere umano; la bellezza nella poesia infatti non può essere divisa dall’ utilità sociale: “se rappresenta commosso un incendio, un poeta rischia di commuoversi più per le mirabili rime in cui descrive le vittime tra le fiamme che per le sofferenze reali di quelle vittime.” è il dubbio posto da Claudio Magris in un suo testo, ma l’ educazione alla bellezza, e quindi alla sensibilità materiale, è paradossalmente un tema molto importante nella formazione di un uomo che cerca una profondità di vita, poiché la bellezza, una volta educati a percepirla, è un ricettacolo di spiritualità molto valido. Il poeta quindi, consapevolmente oppure no, è sempre un poeta impegnato: alcuni riescono nel loro intento di evidenziare un concetto particolare della vita; altri provano ad indirizzare il lettore verso una direzione specifica, senza successo, ma riuscendo comunque a fornire qualcosa di utile a colui che legge prescindendo la comprensione del messaggio concepito dal poeta. La letteratura è di conseguenza un atto politico, sempre. In tutte le epoche precedenti alla nostra la letteratura è stata portatrice di idee e concetti, ma la fruizione di questa sempre fu prerogativa delle classi nobiliari, o almeno economicamente agiate. In un periodo come quello odierno, è presente una grandissima fonte di concetti ed idee di cui la letteratura, ovvero la parola, ne è alla base: internet. Ma allora perché proprio ora che tutto ciò che la storia in termini di vita ci offre è così misconosciuto e raramente presente nella formazione dell’uomo del nostro tempo? L’ alta accessibilità e il grande potere di capillarizzazione delle informazioni di internet è in realtà una spada a doppio taglio: la reperibilità assoluta di ogni cosa del web permette, è vero, di conoscere moltissime cose, ma il fatto che sia prerogativa di chiunque pubblicare qualcosa online rende il mondo virtuale un labirinto difficilissimo da percorrere senza incorrere in molte notizie ed idee prive di un vero valore umano o sociale. In questo coacervo di informazioni solo una piccolissima parte è importante e salutare all’ essere umano, tutto il resto è una sorta di flauto magico che ci ipnotizza con tantissime immagini grandiose ma prive di profondità, assuefacendoci a questo mondo fittizio e privo di valori. Internet sarebbe un ottimo strumento di crescita e conoscenza se fosse utilizzato appropriatamente sia da chi ne arreda le stanze sia da chi le visita. Essendo questo ora come ora impossibile, è necessario indirizzarsi alla letteratura fisica, isolata,non obbligatoriamente ne unicamente scolastica, la quale permette a chiunque di venire a contatto con ogni mente che abbia deciso di condividere il proprio pensiero o la propria creatività con il mondo, dialogando con la parte migliore di ogni autore, senza sprechi di tempo e senza incappare in trabocchetti che non fanno altro che distogliere l’essere umano dalla vera essenza della vita.
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