Il Tempo
- matteobiancifiori
- 21 gen 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Che cosa è il tempo? Questa è una domanda che dall’inizio dei tempi ricorre in ogni pensatore, o più genericamente scrittore, che abbia deciso di riflettere sulla vita nelle sue varie declinazioni.
Prima di sviluppare una riflessione su questa difficile tematica è innanzitutto importante sottolineare che il concetto di tempo è un qualcosa di puramente soggettivo, la cui definizione può essere ricercata da chiunque, ma che la sintesi di ogni lavoro di ricerca sarà necessariamente un risultato derivato dalla limitata esperienza del singolo. Purtroppo nel periodo in cui viviamo questa premessa è stata ampiamente scartata, sostituita da verità scientifiche, da un’oggettivazione che ci esonera dalle grandi responsabilità che saremmo costretti a sopportare se avessimo davveroconsapevolezza della grande influenza e controllo che abbiamo sul nostro tempo. E’ quindi importante, per avere una visione più ampia di ciò che oggi è semplicemente definito spazio fratto velocità, in un’epoca di grande svalutazione di questa colonna portante della vita da parte del freddo scetticismo scientifico, rivolgersi ad alcune grandi menti che analizzarono questo concetto prima dell’avvento di questa necessaria saccente controparte della filosofia. Su che cosa sia il tempo molti autori si sono interrogati, ed una definizione di tempo molto interessante ci viene offerta da Sant’Agostino, il quale lo definisce come un ente che tende al non essere: ammesso che ogni coscienza si sviluppi e viva solamente nel momento presente, ogni attimo che attraversiamo allora diventa passato, custodito nell’anima sotto forma di ricordo, in un moto continuo in cui l’Io, per perpetuarsi, attinge dal futuro nuovi momenti presenti, facendo sprofondare quelli appena trascorsi in un baratro di Non-Essere, denominato passato. Se ne deduce quindi che l’attimo, l’ ”hic et nunc”, è di vitale importanza, essendo l’unica dimensione in cui l’uomo è in grado di agire concretamente, l’unico terreno in cui egli può sviluppare il suo potenziale, sia in quanto storia delle popolazioni, come affermato un millennio e mezzo dopo da Hegel, sia come storia personale, la cui indagine ha radici che affondano in autori precedenti all’autore delle Confessioni: è il caso di Seneca ed Orazio, i quali, inconsapevolmente, di comune accordo, spronano entrambi i loro protetti, rispettivamente Lucilio e Leuconoe, a cogliere l’attimo ead approfittare dell’unica sfera in cui è concesso agire, il presente. E’ interessante notare come per entrambi gli autori, pur vissuti ad un secolo di distanza l’uno dall’altro, sia cosa sbagliata sprecare questo prezioso dono, criticando gli “indaffarati” e quasi dando ordine ai due destinatari delle opere di non spendere il loro tempo pensando alle “lunghe speranze per la vita breve”, “tenendosi strette le ore così da non dipendere dal domani”, sottolineando in questo modo la grandissima importanza, purtroppo da pochi riconosciuta, che il tempo ha, come spiegato nella prima delle Epistole a Lucilio, in cui viene mostrato quanto sia più semplice riconoscere l’importanza di un qualcosa che sia materiale rispetto a ciò che per Kant è complementare e coordinato allo spazio. Altri autori provarono a dare una propria definizione di tempo o a contribuire allo sviluppo di una teoria già esistente. Un’ideainnovativa e molto interessante, nonostante presenti anch’essa il problema della fugacità del presente, è quella di Rainer Maria Rilke, poeta che visse a cavallo tra diciannovesimo e ventesimo secolo. Egli, ne “I Sonetti ad Orfeo”, pone l’uomo in una posizione completamente differente di quella concepita da Sant’ Agostino, affermando che la coscienza è un qualcosa di statico ed è il tempo a scorrere attraverso di lei, compiendo, nel suo percorso, un importante processo catartico che trasforma il futuro in passato. Insomma, che il tempo sia ciclico alla Nietzsche, lineare attraversato dall’uomo o lineare attraversante l’uomo, emerge, nelle teorie di ogni secolo del pensiero, un importante fil rouge: il tempo è fugace, e questa caducità è un dono stupendo, poiché rende limitata la vita, e quindi preziosa. In un periodo come quello odierno tutti noi siamo abituati a considerare questa importantissima risorsa come scontata, sia perché come premesso si è verificato uno sradicamento della visione soggettiva del concetto di tempo, sia perché siamo pieni di accessori, cosiddetti “multitasking”, che garantiscono lo svolgimento delle nostre mansioni più rapidamente senza perdere tempo, ma che in realtà impediscono di avere un contatto diretto con questa strana sostanza indefinibile, in un’ illusione di rapidità che non fa altro che assorbire le nostre risorse proiettandoci in un mondo fittizio, dove tutto è fin troppo immediato e molto poco di qualità, dandoci sensazioni di onnipotenza su un piccolo cosmo che in realtà citrasforma in quelli che nel millenovecento venivano definiti inetti a vivere. E, se continueremo a seguire questo binario al limite della vita, ci meriteremo, alla fine di questa grandiosa metamorfosi, l’appellativo di “Moderni Indaffarati”.
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