Il mio demone
- Beatrice Nanni
- 14 gen 2021
- Tempo di lettura: 2 min
Oggi son tornato alla dannata via,
Quella ripida e deviata
Dove in una bella giornata
Avvenne la stregoneria.
Mi annoiavo, a camminare
E tu senza esserti mosso
Mi spingesti in un fosso,
Come tuo solito fare
Con gli occhi.
Non conoscevo né te né la tua natura
E dopo l'improvvisa caduta
La perplessità in me era acuta
Di sapere chi con poca cura
Si era divertito a scontrarmi.
Ti nascondevi nella penombra
Ma sfioravi le mie membra
Quasi volessi testarmi.
Avidamente.
Mi trovai altrove, tutto d'un tratto
E dato che la strada precedente
Non mi faceva provare niente
Ciò non mi dispiacque affatto;
Che quando ti senti morto dentro
Anche a costo di ferirti
Pur di ri-riuscire a percepirti
Perdi il baricentro.
Buttandoti.
Tu mi attendevi là sotto
In quel paradiso terrestre,
Lussurioso e silvestre,
Nel quale mi avevi condotto.
Mentre io insetto, attratto dal fuoco
Mi avvicinai incoscientemente,
Poiché per la mia mente
Era solo un gioco.
All'apparenza.
Colpi di fulmine, mare in tempesta
Di un'energia superiore;
Sovrani odio e amore
Regnavano la mia testa
La tua natura dualistica
Divide la mia persona
Confondendomi ancora,
Da non essere realistica
Tutt'ora.
Sei la bellezza del pericolo
Che sempre attraente
Annebbia la mia mente
Mettendomi in ridicolo.
Sei la grossa risata
Sulla bocca vermiglia
Di una me che t'assomiglia
Totalmente dissanguata
Malata.
Odio quando te ne vai
Odio quando rimani a farmi male
Odio me, perché te lo lascio fare;
e tu nemmeno lo sai
Sembra che tu in questo momento
Sia la cosa più interessante a capitarmi
Fai venire in me la voglia di schiantarmi
Su te, su un muro, su un pavimento.
Di testa.
Talvolta sei vittima di te stesso,
Sperimentando i periodi bui
Ma ti cibi dell'animo altrui
Finché non entra in tuo possesso
Io son perso, tu pensa,
Nel tuo abbraccio blasfemo
Ch'è come dolce veleno;
Rivoglio la mia indipendenza.
Fasciata.
Penso sia giunta l'ora, burattinaio,
di fermare questa giostra
Ed allentare la morsa.
Fino al momento del mio risveglio.
Demone fu,
Ed ora giace nella mia memoria
Quella bestia senza dimora
Non mi tormenta più.
{Con gli occhi avidamente buttandoti all'apparenza tutt'ora malata, di testa fasciata.}
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