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Il Giorno della Memoria

Oggi è un giorno speciale. Diverso. Sacro, a modo suo. E non può scivolare via senza nemmeno essere citato, o peggio ancora finire in coda alle cosa da fare del nostro giorno. Perché ci sono giorni che sono diversi da altri. Durano sempre 24 ore e si chiamano sempre lunedì, ma hanno un peso specifico troppo pesante per potergli voltare le spalle. Dietro a quello che sembra un lunedì come gli altri, si staglia nella sua agghiacciante grandezza una delle più grandi tragedie del genere umano.


Oggi, lunedì 27 gennaio, è il Giorno della Memoria. Esattamente in questo stesso giorno, nel 1945, i soldati dell’Armata Rossa hanno abbattuto i cancelli di Auschwitz e hanno liberato i prigionieri sopravvissuti allo sterminio nazista. E dal 2000 la Repubblica italiana ha istituito ufficialmente il Giorno della Memoria, con il quale nel primo articolo si riconosce questo giorno come la data simbolica per “ricordare la Shoah”.


Per capire l’importanza di oggi basterebbero poche parole pronunciate da Primo Levi, scrittore italiano deportato e sopravvissuto proprio ad Auschwitz: “È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire”.

Tutto qui: né più, né meno. Quello che vediamo come un avvenimento passato, lontano, quasi distopico e soprattutto appartenente a un mondo che non ci riguarda, è in realtà figlio del nostro stesso mondo e delle nostre stesse azioni. Il pericolo è proprio quello di etichettare questa giornata come una formalità, una celebrazione futile di un giorno che è sì avvenuto, ma che non ha nulla a che fare con noi. Ed è proprio qui l’errore: ha tutto a che fare con noi.

Perciò oggi cerchiamo di essere uomini migliori. Ma non per gli altri, non per lavarci la coscienza davanti al mondo esterno e nemmeno per stare in pace con noi stessi. Oggi dobbiamo cercare di essere Uomini che abbiano come primo e ineluttabile principio di vita l’umanità.

Dobbiamo dimostrare che i semi che sono stati piantati 75 anni fa in un mare di crudeltà, ingiustizia e atroci sofferenze, abbiano trovato terreno fertile nella nostra anima e siano germogliati in uno splendido tripudio di senso della vita. Che viene prima di ogni cosa. Di ogni legge, interesse personale, e bisogno economico.


Quindi adesso fermatevi un attimo. Se non c’è stata possibilità a scuola di fare menzione di questo giorno perché “bisogna andare avanti con il programma”, questi sono i vostri 5 minuti.

Se non avete avuto modo di interrogarvi su cosa stava succedendo nel mondo 75 anni fa per via di una giornata lavorativa troppo intensa, questi sono i vostri 5 minuti.

I miei, i tuoi, i 5 minuti di tutta l’umanità che non può e non deve dimenticare. E se quei 5 minuti dovessero diventare 10, tanto meglio. E se da 10 diventassero 20, che ci sarebbe di male? Nulla. Non pensate a questi secondi come a del tempo buttato, ma come investimenti utili a tutto il genere umano. Perché anche 5 minuti possono diventare l’eternità se vissuti davvero. Quindi viviamo. E facciamolo per onorare la memoria di chi è stato privato di questo diritto in passato.


Perché l’ignoranza si combatte con l’informazione. L’informazione si alimenta con la memoria. E quindi oggi, a modo suo, è un giorno sacro. E deve esserlo per sempre. Affinché non ci esistano mai più “ieri” del genere.


“Quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c'è limite all’orrore. L'indifferente è complice".

Liliana Segre ha incorniciato questa giornata così.

Non occorre aggiungere altro.

Dobbiamo solo fermarci.

Guardarci dentro.

Attingere a tutto il nostro essere umani.

E ricordare.




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