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Fontaines D.C. : se pensi che il Rock sia morto ti sbagli di grosso

Da qualche anno si sentono dire frasi del tipo: “La musica di oggi fa schifo, il Rock è morto”. Ma è accaduto davvero? Ne siamo sicuri? Certamente l’industria musicale è cambiata, il mondo è cambiato, ma è possibile che un genere, se non il genere, importante come il Rock sia scomparso, definitivamente?

Beh, certamente è scomparso dalla maggior parte delle classifiche e rimasto nel cuore di pochi. Eppure è una fiamma che non si spegne, e nonostante l’ondata Hip-Hop dell’ultimo decennio abbia quasi posto la lapide su questo genere, sono molte le formazioni che provano ad emergere, dall’underground al mainstream.

Negli ultimi tempi non mi è potuto infatti che cadere l’occhio su una band, stranamente fresca, che rispetto a molti altri complessi non ricorda qualcosa di vecchio e ormai sepolto, ma anzi qualcosa di nuovo e vivace. Il nome? Fontaines D.C., dove “D.C.” sta per “Dublin City”, la loro città natale.

I Fontaines D.C. nascono appunto a Dublino nel 2017, da un gruppo di amici uniti da un comune amore dalla poesia, e dal maggio di quell’anno iniziano a rilasciare brani autoprodotti come “Liberty Belle”. Non è facile etichettarli, è probabilmente sarebbe anche limitativo, ma possiamo dire che il loro è un incontro di post-punk e garage rock, il tutto amalgamato in una forte ribellione giovanile. Nel 2018 la loro fama aumenta e sono messi sotto contratto dalla Partisan Records, ma è il 2019 l’anno della loro vera esplosione: infatti il 12 aprile esce Dogrel, il primo album della band, lavoro contenente tutta la vivacità della band irlandese.

Il titolo dell’album, Dogrel, è un omaggio al Doggerel, la poesia irlandese del popolo e per il popolo, non storicamente ben vista, che indicava le filastrocche di scarsa qualità, spesso volgari. L’album racconta perfettamente Dublino e l’Irlanda delle classi meno abbienti, e il marcato accento irlandese di Grian Chatten, vocalist della band, rafforza queste atmosfere. Ogni canzone ci racconta una storia, e dentro di esse possiamo trovare tutte le influenze musicali della band: troviamo i Clash con il loro senso della melodia, ma è presente tutta una componente wave e post-punk. I Fontaines sono precisi per essere al loro debutto, e arrivano dritti al punto con la loro musica e i loro testi.

Il mio brano preferito dell’album è Boys In the Better Land, canzone portata sù da riff punk di chitarra e un basso davvero travolgente, un testo ironico quasi decadentista e quel magico accento irlandese di Chatten.

Un nuovo album è in progetto per il 2020, e se il buon giorno si vede dal mattino, un altro ottimo lavoro uscirà dalle mani dei Fontaines.

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