Emorragia di giovani talenti
- Giorgia Rinaldi
- 27 feb 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Sempre più italiani se ne vanno, chiedendo la residenza all'estero. Sempre più giovani partono in cerca di un futuro oltreconfine, con famiglie che li seguono o vivono attaccate ai diversi fusi orari per mantenere i rapporti. Con questi ritmi il Paese potrebbe svuotarsi prima di quanto immaginiamo, in particolare delle sue eccellenze: nel 2009-2018, sono stati 182mila i laureati emigrati all’estero, una fuga di cervelli che non sembra arrestarsi. Ma andiamo nel dettaglio. Molti credono che il fattore economico sia la causa di questa “emorragia di talenti”. In realtà esiste un problema culturale di fondo che investe non solo il mondo del lavoro, ma tutto il sistema sociale. La questione è: nel caso in cui si riesca a trattenere economicamente “i cervelli in fuga”, quale prospettiva e ambiente di lavoro gli viene dato? Avrà mai la possibilità di far valere le proprie competenze e più semplicemente realizzarsi come persona? Il fattore economico è l’ultimo dei problemi di chi decide di espatriare, o meglio è la conseguenza. La gestione basata su “raccomandazioni” e “baronismi” è quello che più disgusta e che porta migliaia di giovani ad andare via. È la mancanza di riconoscimento dei meriti, dei successi personali. È il blocco della carriera, la difficoltà di realizzare le proprie idee sia da imprenditore, sia da dipendente e quindi di non riuscire a realizzarsi come persona.
“L’attenzione verso la dimensione culturale è molto presente nei giovani talenti italiani emigrati. Sempre in riferimento all’indagine condotta da ITalents con il Comune di Milano, confermata anche da interviste qualitative, uno dei motivi maggiori di fuoriuscita è la ricerca di un contesto in cui le proprie doti e capacità siano riconosciute e valorizzate, in ambito sia creativo che nell’innovazione tecnologica. Se l’Italia, che ha molte potenzialità sul settore culturale, saprà tornare a essere attrattiva e a far diventare la sua ricchezza culturale e creativa un valore aggiunto per la crescita personale, sociale ed economica, avrà senz’altro molte più opportunità di invertire la tendenza del brain drain e del brain waste.” – Alessandro Rosina, presidente dell’associazione ITALENTS [ https://www.artribune.com/attualita/2013/11/fuga-di-cervelli-un-fenomeno-statistico-e-sociologico-raccontato-da-alessandro-rosina/]
Questi cervelli in fuga rappresentano degli “scatti” di realtà per chiedere un'analisi di un paese che spesso non cede il passo ai giovani, un rinnovamento della dimensione culturale. Numerosi sono i giovani italiani che preferiscono stabilirsi in un paese dove è presente la monarchia ma che ha legalizzato il matrimonio gay, in un paese dove gli stranieri qualificati ricevono un supporto continuo in tutti i passi necessari a stanziarsi in quel paese (dalla residenza alla casa), in un paese dove la sanità e pensioni sono private ma comunque sono disposti a pagare affinché funzionino. La politica ha un ruolo importante in tutto ciò ,e nonostante le iniziative, sicuramente in buona fede, di benefici fiscali, di incentivazione all’imprenditoria giovanile, dei pochi strumenti sociali a sostegno dell’occupazione, può intervenire difficilmente nella sua “cultura”, perché essa stessa ne è l’espressione, e quindi non può comportarsi in modo diverso. La politica potrà effettivamente essere lo strumento di rinnovamento solo nel momento in cui sarà espressione di una nuova cultura.
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