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Depressione, suicidio e giovani

Un video in inglese di un uomo che racconta della sua vita ad un gruppo di ragazzini, descrivendo loro la sua vita prima, dopo e durante i due tentati suicidi.


 

Il suicidio è al momento la principale causa di morte tra gli adolescenti, seconda subito dopo quella accidentale. E’ prevalente nel genere maschile piuttosto che in quello femminile, che invece detiene il maggior numero di tentati suicidi. Nonostante i dati statistici e le esperienze dirette i genitori di questi ragazzi sembrano rimanere all’oscuro fino all’ultimo, fino all’irreversibile.


Com’è possibile non accorgersi che il proprio figlio vuole porre fine alla propria esistenza? La verità è che spesso le persone che soffrono di disturbi psichici sono straordinariamente brave a nascondere il proprio disagio e spesso i genitori hanno paura di ammettere che c’è un problema, perché ammetterlo starebbe a dire aver fallito nel proprio ruolo. Può anche darsi che siano loro stessi la causa attiva del dolore del figlio e che commettano volontariamente il crimine dell’anaffettività. A quel punto chi può accorgersene? Gli amici, gli insegnanti, i vicini? Chiunque può andare bene. A volte basta il gesto di una sola a cambiare il corso di un’altra vita. Ma le buone intenzioni non sempre bastano: se si decide di voler aiutare chi ci sembra manifestare i sintomi della depressione e tendenze autolesionistiche o suicide, la cosa migliore da fare, se non si è degli esperti, è parlare con la persona in questione, cercare di capire le sue intenzioni e offrire tutto il supporto che si è disposti a dare.

Le cause scatenanti possono essere varie e di vario tipo poiché ogni individuo è differente dall’altro. E’ da tenere in mente che questa malattia è impossibile da combattere da soli. I pensieri negativi, che all’inizio potevano essere frammentati e occasionali, con il tempo possono diventare sempre più frequenti, più cupi, più perversi, fino a portare il soggetto ad uno stato di depressione cronica. A quel punto essere lasciati soli con la propria testa diventa letale, soprattutto se ci si rifiuta di parlarne con qualcuno.


Perché non se ne parla? Nel caso di chi ne soffre, la risposta sta nella definizione della depressione stessa. La malattia prende il sopravvento sulle vite delle sue vittime portandole ad isolarsi, togliendo loro tutta l’autostima che avevano, fino all’ultimo briciolo. Non fidandosi più di loro stessi, non riescono a farlo nemmeno con chi gli vuole bene. Non pensano di meritare di stare meglio perché la loro mente è costantemente bombardata di pensieri intrusivi negativi, di dubbi. Vi è un completo abbandono. Sotto tutti i punti di vista. Si è trascinati da una corrente invisibile, si va avanti sentendosi spinti verso il fondo e pian piano si perdono le forze necessarie a controbilanciare il peso che porta sempre più in basso.


Ma c’è una cosa della quale non riescono ad accorgersi le persone depresse: la vita è fatta di momenti. Anche quando tutto ci sembra ripetersi all’infinito, e che l’unico modo di liberarsi della propria prigione sia la morte, in realtà ci sono altre infinite e inaspettate vie d’uscita. La morte non è un mezzo per la libertà, anzi, la morte è la prigione più stretta di tutte. Dopo una decisione del genere non ce ne sono altre. E’ finita lì. E non solo per chi si è ucciso, ma anche per tutte le persone che sono rimaste in vita e che dovranno fare i conti con i rimorsi e i sensi di colpa.

Pensare al suicidio è umano. Può capitare di aver avuto una brutta giornata e di volersi rifugiare sotto l’ombrello della morte per non farsi bagnare dalla pioggia gelida della vita. Tutto cambia quando questi pensieri vengono messi in atto e non resta nient’altro che un ultimo respiro. Lasciare un vuoto simile nelle vite di chi amiamo è sbagliato e causa un inevitabile effetto a catena. Per questa ragione bisogna trarre forza dai propri sbagli e dal proprio dolore e non arrendersi, mai.


댓글 1개


mdn.buonaiuto
2020년 1월 21일

Ciao Floriana, volevo dirti che il tuo articolo mi è piaciuto molto, l'ho trovato pieno di umanità e speranza. Mi ha colpita la sensibilità con cui hai trattato questo argomento. Forse anche perché, proprio in questo periodo, sono tutor interno di un progetto del Comune di Roma sulla depressione . Purtroppo il problema è molto attuale e molto esteso, pare sia la malattia più diffusa dopo le malattie cardiovascolari, come ci comunica l'Organizzazione mondiale della sanità. Se ti va di approfondire ti segnalo un libretto dal titolo"Depressione.Quando non è solo tristezza" di Fabi, Di Agostino e Sneider. Ed. L'Asino d'oro, di cui ti riporto poche righe : "La depressione è una malattia della mente non cosciente,in cui l'immagine intern…

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