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ALZHEIMER

Che trama sottile e fatale il destino intesse tra fili di parole e grinze di pensieri in una sola immagine che è me, ma che non sono io. Questa mia mano che scrive per ricordare mi chiedo di chi sia, qualcuno mi tiene, ed io non voglio ma non posso che assistere allo scempio di scoprirmi sempre nuovo nello scorrere di queste dita tra le pagine di una vita che è mia e non mi appartiene. Che ridere, sono quanto di più sconosciuto io abbia mai incontrato, nel pensier mi fingo d’essere altro da questo volto e questi occhi e questa vita che mi si presentano diversi ad ogni mio sguardo. Ciò che mi rimane è il dubbio, l’unico che possa dir mio, il resto faccia la sua parte, comandi pure, ma non resisterà certo al desiderio di potermi finalmente dire di essere io. Una voce ride in lontananza, un qualche genio cattivo scuote la mia testa, rimescola i miei pensieri, che si confondono e che io dimentico e poi un dubbio, ancora, che questo sia stato lo stesso dubbio che ho avuto ieri? Sono condannato a dimenticare forse ogni cosa, a ricominciar ogni volta da capo, a ridurmi con i miei deliri ad una pagina bianca che ogni giorno riempio con gli stessi identici scleri? Prima però che sia di nuovo domani, quindi oggi, quindi ieri, sono sicuro che qualcosa accadrà: sarò forse in gradi di uccidere questo piccolo genio che gioca dentro la mia testa, che screzia ogni mia piccola certezza? Dubito.


-Qualche minuto dopo…


Che trama sottile e fatale il destino intesse tra fili di parole e grinze di pensieri (…)

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