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Mondi Esterni

  • emastorn
  • 26 gen 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

Sono ormai anni, anzi decenni, che i manga sono approdati nella vita di tutti i giorni; non solo del popolo Nipponico, ma di milioni di giovani ed adulti sparsi in tutto il mondo. Molti di questi risalgono al periodo della Seconda Guerra Mondiale, basandosi su questo nefasto periodo storico, vari artisti hanno scritto opere quali "I tre Adolf" di Osamu Tezuka, storico mangaka considerato uno dei migliori di sempre; annoveriamo in questo filone anche il celeberrimo film “Porco Rosso” di Miyazaki.

Nel resto dell’articolo concentreremo la nostra attenzione sull’integrazione di questo “mondo” nella vita quotidiana di milioni di affamati lettori. I manga hanno stravolto la vita di una grandissima fetta della popolazione terrestre, ma ne esiste uno in particolare che è entrato nel cuore di tutti: sto parlando di "Ashita no Jo", pubblicato in Italia sotto l’alias di "Rocky Joe". A tutti sarà nota la sua trasposizione cinematografica: “Rocky” di Silvester Stallone, il quale prese spunto da questo masterpiece per costruire le vicissitudini del mitico “Stallone Italiano”. Intuiamo, quindi, facilmente il filo conduttore di questo manga: la boxe. Scritto da Asao Takamori e disegnato da Tetsuya Chiba, venne pubblicato per la prima volta nel 1968. Genere Spokon, ovvero manga riguardante lo sport, e target Shonen, indirizzato alla fascia d'età adolescenziale, anche se in realtà non erano solo i ragazzi a leggerlo in quanto rapì anche l’attenzione degli adulti, difatti, come viene ricordato nella seconda di copertina dei Tankobon (i volumi), tutti, e dico tutti, leggevano "Ashita no Jo", dal bambino all'anziano, passando per i salary men o semplicemente i liceali. Gli uomini giravano per strada con il giornale e la borsa nella mano sinistra e il nuovo volume appena uscito nella mano destra, stessa cosa i ragazzi che uscivano da scuola o gli anziani che passavano dall'edicola e ne approfittavano per comprarlo.

Come se l’entusiasmo per il manga non dovesse bastare, ci basta sapere che in Giappone, venne organizzato un funerale per un personaggio morto nel manga, celebrandolo all'unanime. Non si vede tutti i giorni una cosa del genere, chissà se nel futuro si riproporrà una situazione simile. “Rocky Joe” è un manga perfetto in sostanza, con diversi colpi di scena e sicuramente anche qualche pianto, pur vero che erano altri tempi.

Questo entusiasmo per i manga va avanti tuttora? Beh, la risposta è sì, e non poco. Per esempio; nel 2016 pubblicarono "Kimetsu no Yaiba", conosciuto nel resto del mondo come "Demon Slayer". Sfortunatamente quest'anno la serie è al termine. Questo manga (adattato anche come anime) ha avuto un successone nell'isola giapponese, tanto da diventare uno dei manga più venduti di sempre, nonché moda del momento. Un Battle Shonen non male, scritto e disegnato da Koyoharu Gotouge, lo stile ricorda molto gli anime che ci hanno accompagnato nella nostra infanzia, come "Dragon ball", dove il protagonista intraprende un viaggio in compagnia dei suoi affidabili compagni per portare a termine la sua missione, in questo caso, sterminare tutti i demoni presenti nel mondo e salvare sua sorella. Il film di questo manga "Demon Slayer: infinity train", uscito in Giappone il 16 Ottobre 2020, ha incassato nei suoi primi tre giorni di programmazione ben 4,623,117,450 yen, circa 43,85 milioni di dollari, e ripeto solo nei primi tre giorni. Ha superato ogni record, guadagnando più di "Frozen 2", "Your Name", "Weathering with you" e una quantità spropositata di altri film. Un fenomeno non male quello dei manga e degli anime, che continua ad esistere e di questo passo, lo farà ancora per molto.


E. Stornelli

A. Politanò

 
 
 

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